Motivazione

L’età non conta, contano le persone.

Un po’ di anni fa ho avuto l’onore di aiutare una donna sulla settantina piegata dalle sofferenze della vita e dal Parkinson, quasi immobilizzata su una sedia a rotelle. L’ho incontrata per caso accompagnando un’amica comune. La gente si riferiva a lei usando l’espressione “poverina”, e io sono rimasta folgorata dalla sua intelligenza e dalla sua ironia. Seppi poi che aveva due lauree di cui una in Lingue, e così passavamo pomeriggi a parlarci in francese e in inglese. Un giorno cadde davanti ai miei occhi, non feci in tempo ad afferrarla, si era lasciata andare come un fantoccio inanimato. Mi arrabbiai furiosamente, e mentre eravamo al Pronto soccorso ad aspettare il dottore continuavo a dirle

Non puoi cadere cosi come un sacco di patate, non esiste.

Lei continuava a dirmi

Ma perché ti arrabbi? Ho il Parkinson, il diabete

Aveva avuto una serie indicibile di infortuni così che passava tutto il giorno davanti alla televisione sulla sua sedia con tre, quattro cuscini che le tenevano la testa, le braccia e le gambe.

Le dissi

I tuoi muscoli non reagiscono perché non li alleni, non li usi.  Hai smesso anche di guidare quindi ti stai asciugando piano piano… devi muoverti. Cerca di fare qualcosa, cammina o almeno provaci! Se non per te stessa fallo almeno per tuo figlio disabile!

Passarono due settimane e una mattina mi chiamò e disse

Ti va di allenarmi?

In qualche modo l’avevo motivata e ne ero felice, ma le risposi

Non ci pensare neanche, non so nulla sul Parkinson e non voglio responsabilità

Poi avevo sempre lavorato con persone adulte, ma non anziane, su problemi di schiena o di dimagrimento e questa richiesta mi sorprese.

Devi trovare un fisioterapista, una persona con esperienza se vuoi te la trovo.

Le dissi, ma lei fu irremovibile

Voglio che lo faccia tu! sennò resto così. Tu mi dai forza e so che con te posso farcela.

Fu un patto tra me e lei, e iniziammo a lavorare.

Non l’ho mai considerata né anziana né vecchia (parola che odio profondamente).

Iniziammo a vederci due e, a volte, tre volte la settimana, studiai i problemi legati al Parkinson e chiesi consulenza a specialisti.

La prendevo in giro, la facevo ridere e lei brontolava perché le mettevo un esercizio in più… notai che questo modo di agire la rilassava e rendeva l’esercizio meno difficoltoso.

Iniziò a rinforzarsi, ad alzarsi, a camminare e a fare qualche cosa da sola come andare al bagno o lavarsi.

Sceglievo per lei la musica classica che adorava.

Col passare del tempo si rinforzava sempre più. Arrivò a fare tutto da sola, come alzarsi dal letto e coricarsi mentre prima le serviva assistenza continua.

Io la stavo allenando e, nello stesso tempo, grazie a lei stavo imparando che l’età e la malattia non devono essere una scusa.

Sento ogni giorno dire Ho mal di schiena e la sciatica perché ho una certa età, oppure ho l’artrosi perché sono vecchio, tanto ormai…!

Ormai? Ormai!?

Odio questa parola, l’ho bandita dal mio vocabolario e da quello dei miei clienti.

Ormai per me non esiste!

Il corpo ha bisogno di muoversi e di allenarsi, il movimento idrata, elasticizza e rinforza i muscoli.

È l’inattività a portare col tempo alla malattia e ad avere sempre più dolori.

C’è ancora la tendenza a trattare le persone anziane come dei malati o come dei disabili, facendoli sentire ancora di più inabili alla vita di tutti i giorni e all’autosufficienza.

La prima cosa su cui lavorare è la testa, via le parole “vecchio”, “ormai”, “stanco”, “non posso farlo”, “non ce la faccio”, “ho una certa età”.

Giocate, divertiteli, ridete insieme, scherzate e considerate queste persone importanti; hanno vissuto tanto e tante ne avranno passate, ma quando si prende in carico il benessere di una persona bisogna avere come priorità il loro bene. E il “loro bene” è muoversi, riprendere il movimento che è venuto a mancare andando in pensione, o l’occuparsi dei figli che sono cresciuti e la mancanza di impegni importanti. Un leggero lavoro cardio che allena e rinforza il muscolo cardiaco, muovere le gambe, rinforzare i muscoli stabilizzatori per impedire loro di cadere, consente di sentirsi saldi sulle gambe, li fa sentire sicuri e questo per loro è una cosa basilare. Dobbiamo cercare costantemente di dare sicurezza, forza, infonderla ed essere convincenti. Un corpo si può allenare indipendentemente dall’età. Portiamolo pian piano ad accelerare i movimenti, i cambi di ritmo e di posizione. Aggiungiamo piccoli carichi ma sempre giocando e forzando dolcemente.

Amate il vostro lavoro e amate le persone, aiutatele a ritrovare l’amore per se stessi, così il corpo si rinforza, il cervello riprende a lavorare e tutto ritrova l’equilibrio di un tempo.

Elena Ventura

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