Vi siete mai chiesti quale sia davvero l’elemento indispensabile che può rendere eccellente un percorso di recupero, rispetto a raggiungere una semplice ripresa?Brooklyn, maggio 2010: un giovane nei suoi primi trent’anni, A.S., era stato vittima di un grave incidente stradale. Investito a bordo marciapiede di rientro da una corsa al parco, aveva quasi perso la sua gamba destra, ovvero la parte che si trova sotto l’articolazione del ginocchio, ma grazie all’intervento di un ottimo chirurgo di traumatologia, e una trasposizione di un muscolo dell’addome, adesso poteva affrontare un periodo intenso di riabilitazione che l’avrebbe reso di nuovo indipendente e non solo. Il compito di rieducarlo fu affidato a me.C’era un piccolo particolare nella storia di questo ragazzo che giocava un ruolo non indifferente: era in procinto di sposarsi. Avevamo 5 mesi di tempo per farlo arrivare all’altare senza stampelle e, su sua richiesta, ballare il primo ballo con la sua futura moglie senza ausili. Di fronte al suo desiderio, non esitai e programmai la sua ripresa per rispettare le scadenze, consapevole che nessuno avrebbe potuto dargli la certezza della riuscita. I primi 3 mesi sarebbero comunque dovuti trascorrere senza carico, a causa delle fratture multiple che la gamba riportava.Il nostro lavoro insieme fu minuto e graduale, fatto di alti e bassi psicologici, con cambiamenti in itinere, ma con una costante: la sua determinazione e motivazione. Alla fine, riuscì non solo a percorrere il corridoio della chiesa per raggiungere la sua amata e a farla ballare nella sera del loro matrimonio, ma concluse con lei il loro viaggio di nozze in Nuova Zelanda con un percorso di trekking, come stabilito prima dell’incidente.Riuscire a portare le persone all’obiettivo che desiderano e regalare loro un sorriso e la gioia di vivere è ciò che da sempre amo di più nel mio lavoro. Alla fine del percorso con A.S., ancora oggi ritengo di aver ricevuto da questa vicenda il regalo più bello. Una prova concreta che bisogna credere sempre nelle proprie capacità e nelle infinite potenzialità di recupero del nostro corpo, quando è stimolato nel modo giusto.“I did it.” (“Ce l’ho fatta.”) Apparentemente sono tre semplici parole che affiancavano la foto sopra riportata, ma a seconda del contesto in cui sono utilizzate possono essere cariche di una cascata di emozioni e di significato.Trova sempre anche TU il tuo fattore motivazionale!
Io voglio, io posso, io sono capace
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Mar