Quando mi è stato chiesto di pensare a un percorso di successo che ho seguito, del quale mi sono sentita orgogliosa e che mi ha dato soddisfazioni a livello personale e professionale, non posso che pensare a Valeria (nome di fantasia), una giovane donna, all’epoca circa trentatreenne, sposata, mamma di una vivace bimba di quasi due anni, benestante ma sofferente.
Un caso delicato e particolare
Si era presentata in piscina per iniziare un percorso di balneoterapia con me; era disperata, aveva una camminata claudicante perché non riusciva ad appoggiare il piede sinistro a terra.
Avevo subito intuito che il suo caso avrebbe richiesto un’attenzione particolare e un approccio rieducativo delicato e più personalizzato possibile.
Il medico le aveva consigliato un percorso di rieducazione posturale al quale aveva poi aggiunto quello di idrokinesiterapia, per la sua lombalgia che era sempre più invalidante.
Valeria era in lacrime mentre mi diceva che non percepiva alcun miglioramento, nonostante avesse seguito il metodo Mézières i cui benefici sono universalmente riconosciuti.
La mia premura è stata subito quella di farla sentire a suo agio e di rassicurarla; dopo averle dato le prime informazioni sui benefici dell’acqua, l’ho invitata a entrare in vasca avvicinandosi al bordo, solo perché si sentisse avvolta, sostenuta, coccolata dall’acqua termale e per farle percepire le sensazioni che ne derivavano.
Corpo e mente: sempre un tutt’uno
Il nostro primo delicato incontro ha caratterizzato tutto il ciclo di balneoterapia: Valeria ha eseguito semplici movimenti cercando di rispettare i limiti imposti dal suo dolore in un clima sereno e confidenziale, senza pretese né giudizi da parte mia.
All’inizio del nostro percorso, anche se in acqua, qualsiasi esercizio risultava per lei una impresa ardua; per me, è stata una interessante “sfida” personale nel cercare di aiutarla studiando esercizi leggeri e funzionali.
Valeria ha subito trovato in me una guida: l’ho spronata ad ascoltarsi e ad accettare alcune sfide a cui la vita quotidiana la sottoponeva.
Le ho proposto esercizi in scarico per la schiena con coinvolgimento della respirazione e rilassamento diaframmatico; il beneficio sul proprio corpo è andato di pari passo con il rendersi man mano conto che la pesantezza e il dolore che l’avevano accompagnata fino a quel momento dipendevano anche dalla difficile situazione familiare che coinvolgeva la sua bimba e che evidentemente si rifletteva anche sul suo corpo.
Al termine dei dodici ingressi prestabiliti, Valeria ha rinnovato il percorso; ha trovato sollievo e speranza poiché ha cominciato a sentirsi meglio.
Pian piano ha preso sempre più confidenza con i semplici e pochi esercizi mirati alla sua situazione; ho cercato di non caricarla eccessivamente con proposte motorie troppo intense.
Per me è una grande soddisfazione pensare quanto è cambiato dal primo giorno in cui l’ho fatta entrare in vasca a oggi: Valeria continua a frequentare la piscina facendo del mantenimento in modo autonomo.
La storia di Valeria arricchisce il mio percorso di formazione, che dura da diversi anni e in cui ho frequentato corsi che mi sembravano poco utili alla mia professione di trainer, e invece hanno avuto un loro perché… corsi in cui ho appreso l’intima relazione tra la nostra mente e la struttura del nostro corpo. Di questo nel mio lavoro ormai ho un riscontro continuo, e il caso di Valeria lo dimostra!
DANIELA TOTERO PERSONAL FITNESS COACH